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PERSONALE E ORGANIZZAZIONE
13/02/2008Il conferimento degli incarichi dirigenzialiFonte: www.comune.roma.it di Arturo Bianco Importanti chiarimenti sul conferimento degli incarichi dirigenziali nelle Pubbliche Amministrazioni sono state forniti nelle scorse settimane dal Ministro della Funzione Pubblica, Luigi Nicolais, con la direttiva n. 10/2007 "Affidamento, mutamento e revoca degli incarichi di direzione di uffici dirigenziali". Con tale documento si ricorda a tutte le amministrazioni pubbliche la necessità di rispettare le regole dettate dal legislatore, per come interpretate dalla giurisprudenza, in particolare della Corte Costituzionale. Soprattutto la presa di posizione del Dipartimento della Funzione Pubblica invita le amministrazioni, e per esse gli organi politici, ad utilizzare criteri certi e predeterminati nella scelta dei dirigenti, evitando forme di arbitrio e di prevaricazione, nonché utilizzando in modo estensivo la nozione di spoil system. Il documento ricorda che la ampiezza della discrezionalità che il legislatore ha attribuito alle singole amministrazioni non si traduce nella mancanza di parametri e nella arbitrarietà. Si ricorda agli amministratori che le norme legislative, per come interpretate dalla più recente giurisprudenza, soprattutto della Consulta, pongono comunque un deciso alto là al ricorso allo spoil system. Le indicazioni della direttiva non hanno un carattere radicalmente innovativo, trattandosi più che altro di principi che sono contenuti nella normativa, ed in particolare nei decreto legislativi n. 165/2001 e n. 267/2000, cioè rispettivamente nei testi unici sul lavoro pubblico e sull'ordinamento delle autonomie locali. Occorre inoltre ricordare che le direttive del Dipartimento della Funzione Pubblica hanno un carattere vincolante esclusivamente per le amministrazioni statali. Per i comuni, le province e le regioni esse costituiscono un punto di riferimento di cui le singole amministrazioni possono tenere conto nella propria attività e ciò perché gli enti locali sono dotato di una autonomia riconosciuta e tutelata dalla stessa Costituzione, peraltro in misura rafforzata dopo la riforma del titolo V della Costituzione. L'importanza della direttiva è sottolineata dalla "viva raccomandazione" in essa contenuta alle amministrazioni anche a quelle regionali e locali perché diano applicazione ai principi in essa affermati.
LE INDICAZIONI La direttiva ricorda la necessità di rispettare il vincolo legislativo della durata minima degli incarichi dirigenziali. In particolare, essa ricorda che il DLgs n. 165/2001 dispone che la loro durata sia almeno triennale. Tale precetto deve essere interpretato come un elemento non derogabile: l'importanza del contenuto della direttiva è che si dà:una lettura assai restrittiva rispetto al dato legislativo che sembrerebbe invece ammettere rilevanti possibilità di deroga. La durata minima triennale si applica anche nel caso di proroghe e di mutamento dell'oggetto dell'incarico. Occorre ricordare che, tema non contenuto nella direttiva, che anche la contrattazione collettiva nazionale di lavoro detta termini minimi di durata degli incarichi e che queste indicazioni sono contenute anche nel CCNL dei dirigenti del comparto regioni ed autonomie locali. Le amministrazioni hanno una ampia autonomia, che è vincolata al rispetto dei principi dettati dalla legislazione. Tra questi assume un particolare rilievo quella della "trasparente ed oggettiva valutazione delle professionalità e delle caratteristiche attitudinali". Questa prescrizione assegna un rilevante valore all'esito delle attività di valutazione del grado di raggiungimento degli obiettivi. La valutazione dunque non ha rilievo solo ai fini della corresponsione della indennità di risultato, ma costituisce un elemento importante nel curriculum ai fini del conferimento di nuovi incarichi. La Funzione Pubblica sottolinea, a questo punto, che la valutazione della attività svolta dai dirigenti costituisce un elemento centrale dell'intero sistema. Non a caso, elemento di conferma di tale indicazione, l'importanza centrale della valutazione è ribadita anche nei contratti collettivi nazionali di lavoro dell'area della dirigenza. Attraverso questa forma di controllo interno infatti il legislatore vuole stimolare ed indirizzare l'attività dei dirigenti in direzione del raggiungimento degli obiettivi loro assegnati. In altri termini, se ne vuole sempre più orientare l'attività verso il superamento di ogni residuo di concezione meramente formale in favore di un approccio aziendalistico, attento cioè ai risultati effettivamente ottenuti, elemento che ricordiamo costituisce la base della nuova forma di responsabilità, dirigenziale o di risultato, che la legislazione a partire dal DLgs n. 29/1993 ha voluto introdurre. Ed ancora, la valutazione è importante perché dà parametri oggettivi per la verifica della attività dei dirigenti ed è perciò un elemento di tutela della loro autonomia. Un secondo principio tratto dalla legislazione, e ricordato dalla direttiva, è quello della tutela delle pari opportunità: esso deve essere inteso, sulla scorta delle indicazioni dettate dal legislatore costituzionale, come uno stimolo a che gli enti adottino comportamenti positivi, cioè svolgano azioni positive.
IL DATO NORMATIVO La dirigenza pubblica svolge compiti importantissimi, in particolare dopo la introduzione del principio della distinzione o separazione delle competenze con gli organi politici e la conseguente valorizzazione dei suoi compiti gestionali: per molti versi essa può infatti essere definita come il "motore" della attività amministrativa. Il legislatore, con la privatizzazione del rapporto di lavoro, non ha voluto modificate le competenze dei dirigenti e la natura della loro attività. Nel conferimento degli incarichi le singole amministrazioni devono prestare particolare attenzione a che siano rispettati i vincoli imposti dalla normativa, vincoli che sono finalizzati alla tutela della autonomia dei dirigenti ed a garantire che essi possiedano effettivamente i requisiti previsti. Altrettanta attenzione al rispetto dei dati formali deve aversi nella fase della cd revoca, fase nella quale le amministrazioni sono impegnate a seguire il cd giusto procedimento: il dirigente interessato deve essere informato preventivamente della attivazione del procedimento di revoca; occorre rispettare i tempi in modo tale da consentire la possibilità di dialogo con l'ente. Analogamente occorre comportarsi, aggiungendovi l'informazione ai soggetti sindacali, anche in caso di mutamento dell'incarico a seguito di modifica della struttura organizzativa. La giurisprudenza, in particolare le ultime pronunce della Corte Costituzionale, hanno dato una interpretazione attenta alla tutela della posizione dei dirigenti e tale da circoscrivere gli spazi discrezionali degli amministratori, in altri termini si è stabilito che il cd spoil system costituisce un principio di carattere eccezionale, una deroga rispetto ai principi del nostro ordinamento giuridico; da qui la necessità di una sua applicazione limitata ai casi espressamente indicati dal legislatore. Il legislatore assegna, anche in questa materia, una ampia autonomia alle singole amministrazioni, in particolare agli enti locali. Negli enti locali tali regole vanno dettate nel regolamento sull'ordinamento degli uffici e dei servizi, che ricordiamo essere approvato dalla giunta. Le singole amministrazioni devono in particolare prevedere una adeguata pubblicità della volontà delle amministrazioni, fissare le regole per la selezione del dirigente a cui conferire gli incarichi e rafforzare, anche attraverso la definizione di specifici percorsi procedurali, il ruolo della programmazione.
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